PAPA FRANCESCO, UN UOMO DI PAROLA

Giovedì 4 ottobre
ore 21:00

Pordenone – Cinemazero, Sale Grande

Documentario di Wim Wenders
USA, 2018, dur.: 96’
prof. Giovanni Chiaramonte

Papa Francesco – Un uomo di parola è solo la seconda coproduzione che il Vaticano ha realizzato con registi esterni. Ricevuta la commissione nel 2013, diversi mesi dopo l’elezione del Papa, Wenders e il suo co-sceneggiatore e produttore David Rosier (Il sale della terra), insieme ai produttori del film, hanno immediatamente iniziato a raccogliere centinaia di domande provenienti da persone molto diverse tra loro. L’obiettivo era realizzare il film velocemente, visto che il papa era già pontefice da un anno.

“Abbiamo dovuto immaginare domande che chiunque avrebbe potuto porre”, spiega Wenders. “Volevamo che le persone uscissero dal cinema dopo aver visto il film con un senso di speranza e un il desiderio di un mondo diverso”.

Fin dal suo inizio, il progetto non è mai stato pensato esclusivamente per i cattolici o i cristiani: è un film per tutti, perché riguarda le preoccupazioni legate al presente e al futuro del nostro pianeta. Wenders sapeva di non voler fare un film biografico tradizionale sul nuovo Papa. Poiché gli era stato garantito un accesso diretto al Pontefice, il regista credeva che avrebbe potuto offrirgli l’intera piattaforma, un modo per metterlo in contatto diretto con il pubblico del film. E questa è stata anche una rara opportunità per Papa Francesco per parlare direttamente alle persone di tutto il mondo delle sue preoccupazioni e delle questioni che gli stavano particolarmente a cuore.

“Volevo che il Papa parlasse alla gente e non girare solo un film sulle sue origini”, dice Wenders. “Questo non è un film biografico, è più una biografia delle sue idee – è più un film con lui che un film su di lui”.

Dopo aver sollecitato domande su temi come l’immigrazione, il consumismo, la giustizia sociale, le preoccupazioni ecologiche e la povertà, Wenders e Rosier ne hanno selezionate 50, a molte delle quali il papa risponde direttamente nel corso del film. L’obiettivo era quello di fornire un quadro strutturale per il documentario – comprendente sequenze di viaggio, conversazioni intime con il papa e filmati aggiuntivi – basato su domande e preoccupazioni della gente riguardo al mondo. In post-produzione, Wenders e la sua montatrice, Maxine Goedicke, hanno tagliato le domande dal film. Ne è emersa una struttura unica costruita su delle domande poi eliminate, lasciando al centro del film soltanto il papa, la sua personalità e il suo messaggio.

“Le risposte del papa si reggono perfettamente da sole e poiché io non sono presente nel film come interlocutore, la cosa ha permesso al Papa di parlare in maniera del tutto libera delle cose che gli interessano”, dice Wenders. “Assemblando il tutto, è emersa un’unica grande preoccupazione, cioè il bene comune: pochissime persone sul pianeta sono concentrate su questa problematica. Il papa si preoccupa della giustizia per – e di come raggiungere un migliore equilibrio tra – i poveri e il 20% del mondo che possiede l’80% della sua ricchezza “.